RIVA DEL GARDA (TN), S. Martino
Dati
Topografia{{#display_map:45.917019,10.807272|width=400|height=300|service=osm|zoom=18}} | |
Nazione | Italia |
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Regione | Trentino-Alto Adige |
Provincia | Trento |
Comune | Riva del Garda |
C.A.P. | 38066 |
Indirizzo/Località | SP37dir |
Toponimo | |
Proprietario | |
Vincoli | |
Riferimenti cartografici | |
Particella catastale | |
Latitudine | 45.917019 |
Longitudine | 10.807272 |
Altitudine |
Fonti storiche e identificazione
Fonti storico-epigrafiche
Il primo documento che menziona la chiesa è del 1288 (via per quam itur ad Sanctum Martinum de subtus (...) dorsum Sancti Martini; ACRv, c. 2 n. 26).
Fonti archeologiche
Scavi archeologici effettuati a più riprese (Ciurletti 2007).
Bibliografia
C. BASSI, Nuove testimonianze epigrafiche da Monte S. Martino (Riva del Garda) e Tridentum, “Epigraphica”, LXIII (2001), pp. 236-244.
G. CIURLETTI, Il Monte S. Martino. Un sito archeologico tra preistoria ed età moderna, in G. CIURLETTI (a cura di), Fra il Garda e le Alpi di Ledro. Monte S. Martino. Il luogo di culto (ricerche e scavi 1969- 1979), Trento 2007, pp. 17-94.
M.L. CROSINA, San Martino ai Campi, in R. CODROICO, M.L. CROSINA, M. GRAZIOLI, F. MARTINELLI, F. ODORIZZI, M. POIAN, R. TURRINI (a cura di), Ecclesiae. Le chiese nel Sommolago, Arco (TN) 2000, pp. 382-383.
G. DEMIANS D’ARCHIMBAUD, Les fouilles de Rougiers (Var), Paris 1980.
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S. JOHNSON, Late Roman Fortifications, London 1983.
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E. MOTTES, Materiali preistorici sporadici, in G. CIURLETTI (a cura di), Fra il Garda e le Alpi di Ledro. Monte S. Martino. Il luogo di culto (ricerche e scavi 1969- 1979), Trento 2007, pp. 163-168.
F. MARZATICO, Testimonianze preromane, in G. CIURLETTI (a cura di), Fra il Garda e le Alpi di Ledro. Monte S. Martino. Il luogo di culto (ricerche e scavi 1969- 1979), Trento 2007, pp. 169-194.
G. PACI, Nuova iscrizione romana da Monte San Martino presso Riva del Garda, “ArcheoAlp. Archeologia delle Alpi”, 1 (1993), pp. 111-126.
M. RAPANA', Viabilità premoderna e strutture di assistenza stradale nel Trentino occidentale, “Studi Trentini di Scienze Storiche. Sezione prima”, LXXXIX (2010), pp. 295-321.
Conservazione
Rudere
Intitolazione attuale
S. Martino
Intitolazione storica
S. Martino
Diocesi storica
Trento
Contesto Insediativo
Descrizione
Il sito si trova sul monte omonimo, parte del gruppo calcareo-dolomitico delle Alpi di Ledro e affacciato sulla piana gardesana. Tale ubicazione risulta strategica per le comunicazioni che dalla piana gardesana si dirigono a W (attraverso la bocchetta di Trat) verso le valli di Ledro e del Chiese e, quindi, a Brescia e, in direzione N, attraverso il passo del Ballino, alle Giudicarie Esteriori e alla valle di Non passando per Molveno (per gli antichi percorsi si veda Ciurletti 2007b, pp. 33, 64 e note 29, 116; Rapanà 2010). La frequentazione del sito è pressoché senza soluzione di continuità, anche se in forme ben differenziate, a partire dall’età pre-protostorica fin dentro l’età moderna. Ad eccezione di alcuni reperti sporadici precedenti, la prima presenza certa riguarda la seconda età del ferro, quando la sommità venne adibita a luogo di culto di altura (Brandopferplatz). Nel successivo ambito culturale romano si assiste ad una monumentalizzazione, che prese avvio verso la fine del I secolo a.C., quando fu eretto un poderoso santuario. Di pianta grosso modo rettangolare, frutto di almeno due fasi edilizie, la sua estensione raggiunse circa 1500 mq, con uso attestato fino al IV secolo (Ciurletti 2007b; Marzatico 2007; Mottes 2007).
Strutture precedenti
Adiacenti al lato orientale dell’edificio 1, che si suppone ancora funzionante, si sviluppò un altro corpo di fabbrica di incerta destinazione. Di forma rettangolare, l’ingresso fu ricavato sul lato N, con una piccola scala; il lato S era absidato, con contrafforti legati da muratura, a sua volta intervallata da intercapedini costipate con terra. Proprio la singolare planimetria di questo sistema abside-contrafforte ricorda la forma delle torri a ventaglio attestate nelle fortificazioni del limes danubiano, sia nell’area del Noricum che della Valeria (Johnson 1983, pp. 169-195). Un intervento di ristrutturazione determinò l’abbandono della parte absidata e la creazione – con un tramezzo – di un vano quadrangolare. Alla bocca della canaletta restano dei livelli molto carboniosi, come è tipico dei praefurnia. Si suppone, con molta cautela, l’esistenza di un sistema funzionale al riscaldamento di una vasca (la struttura subrettangolare), pertinente a un bagno o ad un’attività di tipo artigianale (di cui non è però stata individuata traccia). In un momento ancora successivo, venne costruita una nuova abside. Di forma semicircolare molto profonda, essa presenta una corda di m 3,38 e un orientamento leggermente fuori asse rispetto al vano D. Parrebbe, a questo punto, lecito pensare alla trasformazione del vano in un edificio sacro, con il muro E rasato a marcare il passaggio fra navata e presbiterio: tuttavia, pur assumendo delle caratteristiche planimetriche compatibili con tale destinazione d’uso, sono del tutto assenti tracce di altari o di altri elementi significativi e dunque l’interpretazione resta in sospeso. Sulla base della sequenza edilizia e di alcuni reperti, possiamo collocare le azioni sopra descritte in una forbice temporale compresa fra un terminus post quem al IV-V secolo (realizzazione dell’insediamento con edificio 1) ed un terminus ante quem al VI secolo, fornito da una moneta di Totila-Baduela (541-552), rinvenuta in un contesto stratigrafico decisamente posteriore alle strutture.
Abitato contemporaneo
In questo periodo, o poco tempo dopo, ad un centinaio di metri a S del santuario venne pianificato un insediamento. In stretta relazione con tale insediamento venne eretto anche un fabbricato che spicca per le notevoli dimensioni. Le caratteristiche dell’edificio, nonché la posizione, che lo rende ben visibile a chi giunga al monte dalla piana di Riva, fanno pensare ad una sua destinazione pubblica, forse legata alla funzione di presidio militare-logistico demandata al sito in questo periodo.
Funzione
Funzione dell'edificio
Non specificata
Galleria di immagini
Informazioni generali
Descrizione | Non è chiaro il momento di fondazione della chiesa, derivante dalla trasformazione, con inserimento di una cella memoriae di un edificio absidato in relazione ad un edificio, probabilmente con fuzione pubblica. Ad un periodo successivo si riferisce un restauro e ancora successiva è una ricostruzione. La fase tardomedievale ha lasciato scarne tracce: antistante la chiesa venne eretto un edificio contenente una cisterna, forse funzionale ad una bottega di fabbro poco distante. In un momento successivo si registra la posa di un pavimento in mattoncini (con modulo cm 29,7 x 15,2 x 2,4) disposti con disegno geometrico. Negli atti visitali del 1750 se ne decretò la distruzione. |
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Articolazione in sequenze
Sequenza I
Periodo I | |
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Architettura | |
Articolazione e annessiVenne definitivamente demolito il muro E, obliterate la canaletta e la struttura adiacente, ma rimasero immutati orientamento e perimetrali, così come l’ingresso a N, con la piccola scala (superficie interna m 7,5 x 3,5). Potrebbe impostarsi in questa fase una profonda cella memoriae canonicamente ubicata nel presbiterio. | |
Materiali e tecniche costruttive | |
Tipologia di interventoRistrutturazione (v. Preesistenze) Livelli d'uso e pavimentiPavimento in lastre lapidee nel presbiterio. Decorazioni applicate alle murature e alla costruzioneL'interno della cella reca tracce di intonacatura. | |
Installazioni liturgiche | |
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Sepolture | |
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Iscrizioni | |
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Datazione e giustificazion | |
Datazione e giustificazioneIl Periodo I si daterebbe entro il VI secolo, sulla base della moneta di Totila-Baduela (541-552), rinvenuta nello strato di abbandono dell’ingresso N. |
Sequenza II
Periodo II | |
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Architettura | |
Articolazione e annessiAlla fabbrica – di cui, nel frattempo, è stata rinforzata una parte dell’abside – venne conferito un nuovo assetto: i perimetrali N e S furono riedificati con una tecnica del tutto simile a quella impiegata per i precedenti. | |
Materiali e tecniche costruttive | |
Tecnica murariaNella muratura vengono reimpiegati frammenti di macine, elementi architettonici e frammenti di iscrizioni di età romana (Paci 1993, pp. 114-124; Bassi 2001, pp. 237-242). Livelli d'uso e pavimentiLa divisione fra presbiterio e navata si ottenne probabilmente con la diversa pavimentazione: nel primo resistono le lastre lapidee; nell’aula forse un battuto di malta di cui si è conservata la preparazione. | |
Installazioni liturgiche | |
AltroPotrebbero appartenere a questa chiesa alcuni elementi lapidei – provenienti da livelli di crollo successivi – che si datano normalmente al IX secolo. | |
Sepolture | |
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Iscrizioni | |
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Datazione e giustificazion | |
Datazione e giustificazioneIX secolo per i frammenti lapidei rinvenuti in crolli successivi. |
Sequenza III
Periodo III | |
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Architettura | |
Articolazione e annessiViene rinforzata l’abside e si prolungano i perimetrali meridionale e settentrionale verso W. Un tratto murario N-S marca il passaggio dall’aula al presbiterio. | |
Materiali e tecniche costruttive | |
Tipologia di interventoRistrutturazione Tecnica murariaAbbondante presenza di elementi riutilizzati (in prevalenza frammenti architettonici). Livelli d'uso e pavimentiL'aula è pavimentata in lastre lapidee sopraelevate di circa 40 cm rispetto al piano precedente; nessuna traccia invece del pavimento del presbiterio. | |
Installazioni liturgiche | |
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Sepolture | |
Posizione e relazione con l'edificioAlla chiesa sono associate in modo chiaro almeno otto tombe che rispettano quest’ultimo assetto planimetrico. StruttureQuattro sepolture in nuda terra e quattro con rozza struttura in pietre, talora riutilizzata. | |
Iscrizioni | |
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Datazione e giustificazion | |
Datazione e giustificazioneL’ambito cronologico è suggerito da una fibbia in bronzo, di forma circolare-ovale, un tipo comunemente diffuso a partire dal XIII secolo (cfr. Démians d’Archimbaud 1980, p. 490, fig. 465/13; Favia 2000, p. 146; Lapadula 2006, p. 437). |
Interpretazione
Datazione e giustificazione critica
L’insieme di planimetria, orientamento (corretto) e, soprattutto, la presenza della cella memoriae inducono a riconoscere nell'edificio del Periodo I la prima chiesa, per quanto, al momento, restino ancora molti dubbi, poiché lo stato di degrado di strutture e stratigrafia rende incerta la collocazione dell’elemento chiave, cioè la cella memoriae. Da chiarire, altresì, se e come funzionasse l’edificio 1. In ogni caso questa fase è datata al VI secolo. Per il II Periodo è proposta una datazione di IX secolo, per alcuni frammenti lapidei ritrovati in crolli successivi. Il III Periodo sembra invece riferibile al XIII secolo (periodo a cui si data una fibbia in bronzo).
Altre Informazioni
Informazioni sulla pubblicazione
Data | 2020/02/02 |
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Autore scheda informatica | Careuser Scheda Personale |
Autore scheda cartacea | Giovanni Bellosi, Achillina Granata, Nicoletta Pisu |
Stato di avanzamento della scheda | 5. Scheda Verificata |
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