CANOSA DI PUGLIA (BT), S. Leucio

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Dati

Topografia

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Nazione Italia
Regione Puglia
Provincia Barletta-Andria-Trani
Comune Canosa di Puglia
C.A.P. 76012
Indirizzo/Località via Santa Lucia
Toponimo
Proprietario
Vincoli
Riferimenti cartografici
Particella catastale
Latitudine 41.211584
Longitudine 16.069602
Altitudine


Fonti storiche e identificazione

Fonti storico-epigrafiche

Sono presenti laterizi bollati con il monogramma del vescovo Sabino rinvenuti sia nelle murature conservate (è stato riconosciuto un bollo impresso in negativo in uno dei pilastri della chiesa) che negli strati di crollo.

Fonti archeologiche

La prima segnalazione della chiesa è in Jacobone 1925. Seguono diversi scavi ascientifici e privi di una buona documentazione, che portano alla redazione di piante topografiche del sito e al consolidamento e restauro (rendendo però illeggibile la stratigrafia originaria in alcuni settori); i primi scavi sono effettuati nel 1937 (Soprintendenza Arte medievale e Moderna della Puglia), riprendono in seguito fra anni ‘50 e ’60 (nel 1957 e nel 1961-3 con la Soprintendenza Regionale ai Monumenti). La realizzazione di una casa per il custode/antiquarium ha comportato nuovi scavi lungo il perimetro, al centro della basilica e a sud del complesso (1969?, 1971, 1976). Tra il 2005 e il 2012 sono state effettuati scavi stratigrafici sistematici diretti dal prof. P. Pensabene (Sapienza - Università di Roma). In città sono ricordati diffusi ritrovamenti durante i lavori agricoli di statuine fittili e frammenti di lucerne; gli stessi sarebbero emersi durante la costruzione di un vicino edificio.

Bibliografia

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P. Pensabene, Architetture e mosaici della basilica tetraconca di San Leucio, in Scienze dell’antichità, 18, 2012, pp. 429-446.

P. Pensabene, A. D’Alessio, Il tempio di San Leucio a Canosa. Le nuove indagini dell’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, in A. Gravina (ed.), Atti del 26° Convegno Nazionale sulla Preistoria-Protostoria-Storia della Daunia, San Severo 10-11 dicembre 2005, San Severo 2006, pp. 317-331.

P. Pensabene, A. D’Alessio, Il complesso di San Leucio alla luce dei nuovi scavi 2005-2006, in L. Bertoldi Lenoci (ed.), Canosa. Ricerche storiche 2007, Martina Franca, 2007, pp. 105-142.

P. Pensabene, A. D’Alessio, Considerazioni sull’architettura e sui ritrovamenti nel complesso di San Leucio, in L. Bertoldi Lenoci (ed.), Canosa. Ricerche storiche 2008, Martina Franca, 2008, pp. 121-160.

P. Pensabene, A. D’Alessio, Da Minerva a San Leucio. Parco archeologico e antiquario di San Leucio a Canosa, Lavello 2009.

P. Pensabene, A. D’Alessio, L’area di San Leucio. Tra scavo e musealizzazione, in L. Bertoldi Lenoci (ed.), Canosa. Ricerche storiche 2009, Martina Franca, 2009, pp. 117-150.

R. Rudilosso, Il settore del “portico” a ovest del tempio di Minerva a San Leucio (saggio I), in Scienze dell’antichità, 18, 2012, pp. 353-360.

F. Schettini, Nuovi elementi per lo studio del romanico pugliese, in Scritti in onore di M. Salmi, Roma, 1961, pp. 264-265.

F. Sestito, Fasi di vita e distruzione nel settore nord-est del tempio e della basilica cristiana di San Leucio (saggio II), in Scienze dell’antichità, 18, 2012, pp. 447-456.

N. Tarchiani, Canosa-scoperta di un’antica chiesa, in Palladio 2, pp. 149-150.

Documentazione grafica e fotografica

Disponibilità di documentazione grafica e fotografica.

Conservazione

Messa in luce con scavo. L’edificio è stato restaurato consolidato e restaurato nei primi anni ’60; durante al restauro alcuni pannelli musivi potrebbero essere stati ricollocati in una posizione diversa da quella originaria.

Intitolazione attuale

San Leucio

Intitolazione storica

La basilica è identificata con la chiesa dei SS. Cosma e Damiano, ricordata dall’agiografia del vescovo Sabino (dove è ricordato che Sabino “in honore beatorum Martyrum Cosmae et Damiani basilicam exstruxit, eamdemque diversisis columnis ac musivo decoravit” -2.6-). Il cambio di intitolazione potrebbe essere avvenuto intorno all’VIII secolo quando si diffonde nell’area il culto di S. Leucio in seguito all’arrivo delle sue reliquie.

Diocesi attuale

Diocesi di Andria

Diocesi storica

Canosa (attestata dal 343, partecipazione di Stercorius al Concilio di Sardica)


Contesto Insediativo

Descrizione

L’area archeologica è collocata su un colle lungo via Santa Lucia, a Sud dell’attuale centro della città.

Strutture precedenti

La chiesa sorge sulle strutture del tempio di Minerva medica, probabilmente già in disfacimento nel V sec d.C.; al momento della costruzione, è impostata sul podio e sulle fondazioni del tempio, anche se la collina è stata spianata per avere una superficie maggiore dell’edificio pagano. Sono stati messi in opera o rilavorati elementi architettonici e materiali edilizi del tempio. In relazione alle opere di sistemazione del colle, la costruzione della chiesa ha comportato l’accumulo di materiali eterogenei sul lato Sud; più a Ovest vi erano opere di sostruzione (realizzate con filari di blocchi in calcarenite disposti probabilmente a gradoni). Discusso se la fase monumentale principale del tempio risalga al periodo fra la fine del IV e la prima metà del III secolo a.C. (Pensabene, D’Andria, De Juliis, Moreno Cassano) o alla metà del II a.C. (Dally); gli scavi più recenti denunciano la presenza di un portico aggiunto sul lato Ovest del tempio.

Abitato contemporaneo

Canosa è promossa agli inizi del IV secolo capoluogo e sede del corrector Apuliae et Calabriae e sotto Teodosio sede del Concilium provinciae. La crescente importanza politica è parallela all’attestazione epigrafica di nuovi interventi edilizi nel IV secolo e ancora nel V secolo, sebbene nelle ultime fasi si tratti piuttosto di restauri. A partire dal IV secolo spazi pubblici come l’area del foro e il tempio di Giove Toro sono parzialmente occupati da strutture di varia funzione, mentre rimangono attive le terme Ferrara e Lo Muscio. Fra V e VI secolo una grande crescita edilizia è legata alla nuove fondazioni cristiane; lo sviluppo maggiore avviene con il vescovo Sabino, i cui interventi sono sottesi alla definizione di una connotazione in senso cristiano della topografia urbana con la creazione di nuovi poli d’attrazione. In queste fasi, la fondazione più antica è quella della chiesa di Santa Maria, a NE della città, prima cattedrale; sotto Sabino viene affiancata il battistero di San Giovanni. Durante l’episcopato di Sabino viene realizzata nel centro della città la chiesa dei SS. Giovanni e Paolo (l’attuale cattedrale), mentre alla periferia della città, verso S, probabilmente extra moenia, sono costruiti il complesso di S. Pietro e la basilica dei ss. Cosma e Damiano, poi S. Leucio. Dopo l’episcopato di Sabino e fino all’VIII-IX secolo la chiesa canosina vive una grave crisi. Nel corso del VII secolo, in parallelo alla conquista longobarda, la città subisce un forte ridimensionamento; l’occupazione funeraria diviene marcata sia nelle aree pubbliche (Giove Toro) che religiose. Probabilmente è da leggere in relazione a queste modifiche l’installazione di un muro a scopo difensivo sulla collina di S. Leucio (IX secolo?), legato alla fortificazione della collina nell’Alto Medioevo.


Funzione

Funzione dell'edificio

Devozionale

Complessi architettonici

Sono presenti nell’area due piccole cappelle, una addossata al lato S, l’altra a NE della chiesa.

Galleria di immagini

Informazioni generali

Descrizione La chiesa è realizzata durante l’episcopato di Sabino (tradizionalmente fissato fra il 514 e il 566 d.C.), in un’area periferica (probabilmente extra moenia); verosimilmente, è questa la chiesa dedicata ai SS. Cosma e Damiano attestata dall’agiografia sabiniana. L’attribuzione è data sulla base del rinvenimento di mattoni con il suo monogramma, specificatamente connessi alle fabbriche legate alla sua iniziativa; alla datazione concorre anche la presenza di mosaici di fine V-inizi VI secolo. La datazione dei mosaici potrebbe lasciare aperta la possibilità che sia iniziata dal predecessore di Sabino, ma comunque completata sotto di lui per la presenza dei laterizi bollati con il suo monogramma.

La chiesa sorge su un preesistente tempio di Minerva di cui riutilizza elementi architettonici e materiali edilizi. La pianta è costituita da due quadrati inscritti l’uno nell’altro, entrambi dotati di absidi sulla metà dei lati. La tipologia di pianta è stata collegata a modelli siriani (grande basilica di Antiochia, chiese a quadriconco di Apamea, Seleucia di Pieria, Aleppo, Bosra, Resafa), ma è attestata anche nei Balcani (Ocrid, Adrianopoli, Filippopoli), ad Atene (basilica di Eudocia), in Egitto e successivamente in Armenia; in Italia si ritrova solo a S. Lorenzo Maggiore a Milano. Gli scavi più recenti hanno appurato che già nella prima fase erano presenti sul lato N due ambienti allungati ai lati dell’abside, rettilinea all’esterno, attestati ai perimetrali della chiesa, per la cui funzione è stata avanzata l’ipotesi di sacrestie (definite pastophoria da Pensabene; prothesis e diaconicon in Cassano). A N di questi è riconoscibile un altro spazio rettangolare delimitato da strutture murarie, la cui interpretazione è però legata alla presenza di un accesso sul questo lato della chiesa; Pensabene (Pensabene 2012) ipotizza che potesse essere un nartece per la presenza di un accesso tamponato sul lato Nord della chiesa (è proposta come analogia la basilica di Eudocia ad Antiochia), presumibilmente già segnalato da Schettini (Schettini 1961); precedentemente però questa tamponatura è stata interpretata come finestrone in quanto in origine non avrebbe raggiunto il pavimento (Cassano 1992). A breve distanza dalla costruzione vengono aggiunti dei rinforzi interni. Successivamente, ancora nel VI secolo, in seguito ad un evento distruttivo (un terremoto?) la chiesa subisce una parziale ricostruzione (in particolare della parte meridionale) a cui è sottesa una profonda modifica della copertura: la copertura a quattro vele è sostituita da una cupola che copre lo spazio centrale. Contemporaneamente, a ridosso dell’abside occidentale interna è collocato l’altare con ciborio (non è possibile stabilire se la posizione originaria fosse la stessa) e sono stesi intorno nuovi tappetini musivi a motivi geometrici, vegetali e figurati, tra cui quello celebre con il pavone. Sono chiusi in questa fase gli accessi ai due ambienti a N. In una fase successiva si assiste alla tamponatura delle absidi interne. Almeno dal VII secolo vengono installate delle sepolture intorno e all’interno dell’edificio; gli scavi più recenti hanno permesso di constatare che diverse, purtroppo, risultano già scavate clandestinamente. Sono realizzate due piccole basiliche mononave, absidate (una a ridosso del lato S ed una a NE della basilica), successive alla ricostruzione della seconda fase, occupate da tombe. Nelle fasi più tarde è addossato alla basilica (sul lato E) almeno un piccolo ambiente con due fasi di vita, dotato di focolare, con battuto in terra e zoccolatura lapidea; sembra indicare il sorgere di piccole unità abitative a ridosso della chiesa.

Articolazione in sequenze

Sequenza VI

Periodo VI
EmptyData.png Architettura

Tipologia planimetrica

Pianta Centrale EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png

Alzati

Gli ultimi scavi effettuati hanno permesso di riconoscere almeno un’apertura sul lato N per la presenza di una ghiera d’arco ed un elemento in calcare, probabile piedritto di una finestra.

Materiali e tecniche costruttive

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Tecnica muraria

Il quadrato esterno ha una muratura continua in blocchi di calcarenite nella porzione inferiore e in opera listata (filari di blocchetti in calcarenite alternati a due filari di laterizi) in quella superiore. Il quadrato interno ha pilastri a L agli angoli e rettangolari alle testate delle quattro absidi; la muratura dei pilastri è nella parte inferiore in blocchi e in quella superiore in opera listata.

Livelli d'uso e pavimenti

Erano presenti pavimenti musivi su tutta la superficie, eccetto sul lato N dell’ambulacro dove viene mantenuto il pavimento in ciottoli pertinente al tempio preesistente, opportunamente risarcito dove erano presenti colonne e terminazione del podio. EmptyData.png

Decorazioni applicate alle murature e alla costruzione

Sono conservati lacerti musivi delle pavimentazioni (solo il braccio N dell’ambulacro era dotato di pavimento in ciottoli, proprio del tempio precedente). Lo schema prevede genericamente che la decorazione dei tappeti musivi cambi in corrispondenza dei passaggi fra parti distinte della struttura architettonica, ovvero presentano decorazione diversa lo spazio interno delle absidi, gli spazi dell’ambulacro vicini alle absidi, i settori dell’ambulacro più lontani dalle absidi. In sintesi, nel braccio E l’abside esterno è pavimentato con un motivo a pelte sovrapposte a tessere nere, orientate E-O; il mosaico nello spazio antistante segue la curva dell’abside interna, da cui è separata da una striscia nera e una fascia, e ha un motivo a cerchi incatenati che generano figure triangolari nere che a loro volta compongono fiori a quattro petali. L’abside interna presenta un pavimento musivo sia fra le colonne che scandiscono il passaggio fra ambulacro e spazio centrale (rettangoli che inquadrano losanghe con il nodo di Salomone e ai lati pelte con brevi spirali) che nello spazio interno (è decorato con girali a tessere nere, giallognole e rosse). Ai lati del mosaico centrale vi sono due tappetini più piccoli fra i rinforzi in listato che segnano il passaggio verso la parte centrale dell’ambulacro, dov’era l’abside e dove doveva interrompersi la volta a botte; hanno un motivo a scacchiera con rombi arcuati inseriti fra le caselle, suggerendo cerchi che inquadrano i rombi stessi e una fascia bianca esterna, delimitata da strisce nere. A S e N di questi tappetini vi sono due ampi mosaici con motivo a stuoia realizzato tramite una maglia di bipenne, differenti sensibilmente fra loro per le dimensioni delle maglie. In prossimità delle estremità del braccio questi tappeti sono tagliati diagonalmente sul lato interno, in quanto vi era uno stretto tappetino con motivo a svastiche che segna il passaggio fra i bracci dell’ambulacro, lungo le diagonali del tetraconco. Nel braccio O si conservano solo un lembo di pavimento a ciottoli (coevo alla basilica) nel passaggio a Nord dell’abside interna e un lacerto di mosaico (decorato da cerchi con croci esterne e separati da rombi e bipenne; si sovrappone alla fondazione dell’abside). Nel braccio S, nell’abside del tetraconco esterno vi è un mosaico con decorazione a treccia a maglie sinusoidi larghe; fra le absidi vi è un tappeto con meandro a chiave in cui si inseriscono dei rombi, delimitato da strisce colorate e da una fascia bianca che segue la curva dell’abside. Negli spazi fra le colonne delle absidi si conserva solo un mosaico con losanga che richiama la decorazione delle transenne. Tra i pilastri in listato ai lati delle absidi vi sono due tappeti stretti decorati da embricatura di modulo leggermente diverso. Vi erano ancora due ampi tappeti di cui solo quello a Ovest è meglio conservato; la decorazione è costituita da grandi fiori quadripetali che formano quadrati dai lati curvilinei; quello a Est presenta un nodo di Salomone in un angolo. Gli spazi nei vani di passaggio fra l’ambulacro e il quadrato interno sono occupati con cerchi che s’intersecano formando fiori in quello a Ovest, rombi in quello a Est.

Installazioni liturgiche

Altare

Non è possibile stabilire se l’altare della seconda fase, collocato sul lato O dello spazio centrale, ricalcasse la posizione dell'altare presente in questa fase. EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png

Sepolture

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Iscrizioni

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Datazione e giustificazion

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Sequenza VI

Periodo VI
EmptyData.png Architettura

Tipologia planimetrica

Pianta Centrale EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png

Materiali e tecniche costruttive

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Livelli d'uso e pavimenti

Rimangono in uso i piani pavimentali precedenti; solo a ridosso dell’abside occidentale, intorno all’altare, sono stesi nuovi tappeti musivi sopraelevati rispetto al piano della basilica delimitati da un recinto in blocchi. EmptyData.png

Decorazioni applicate alle murature e alla costruzione

I mosaici collocati intorno all’altare sono delimitati da una fascia bianca e strisce nere irregolari. I tappetini hanno diverse decorazioni: sul retro, a piccoli rombi; sui fianchi, a pelte affrontate, orizzontali e verticali alternate; davanti, vi sono tondi accostati di dimensioni diverse con decorazioni (nodi di Salomone, girandole, fiori a stella, corone). Nello spazio absidale vi è un motivo paradisiaco, con due pavoni affrontati ai lati di un fiore sopra un cespo d’acanto o un kantharos da cui si originano rami giraliformi carichi di fiori e frutti, su cui sono posati degli uccelli. Una modifica relativa a questa fase è presente poi nel braccio E, dove una transenna in blocchi isola un pavimento in cementizio a ciottoli da quello dello spazio centrale.

Installazioni liturgiche

Altare

A ridosso dell’abside occidentale del quadrato interno viene ricostruito (o è installato ora in questa posizione?) il presbiterio, con altare e ciborio; si conservano alcuni elementi dell’arredo scultoreo, realizzato in marmo proconnesio (base e fusto di una colonnina ottagonale). EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png

Sepolture

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Iscrizioni

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Datazione e giustificazion

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Sequenza VII

Periodo VII
EmptyData.png Architettura

Tipologia planimetrica

Pianta Centrale EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png

Materiali e tecniche costruttive

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Installazioni liturgiche

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Sepolture

Posizione e relazione con l'edificio

Non è possibile collocare precisamente l’inizio dell’impianto di sepolture, ma almeno dal VII secolo sono installate intorno ed all’interno della basilica. I settori principalmente interessati dalle sepolture sono quello NE (databili fra VI e VII secolo per corredo) e il braccio S dell’ambulacro, dove sono stratigraficamente successive ai contrafforti della seconda fase (qui almeno una tomba, caratterizzata da croci dipinte, è databile ipoteticamente fra VIII e IX secolo). Altre tombe sono collocate nelle due basiliche o cappelle. In quella lungo il lato S della chiesa vi è una tomba la cui datazione proposta è del IX secolo (per la presenza di croci dipinte) ed una con una fibula iscritta (+Lupu biba in) come corredo, diffusa fra VI e VII in Italia meridionale.

Nella cappella a NE sono state individuate otto tombe, di cui tre hanno fondo in laterizi. A SO di questa sono state individuate altre due tombe, mentre nella stessa area una terza tomba taglia una vasca non meglio identificata. Nel complesso sono presenti anche tombe infantili e tombe multiple.

Strutture

Le tipologie di tombe sono relative a fossa terragna semplice, fossa con rivestimento di lastre calcaree, sarcofago realizzato da un blocco di calcarenite scavato all’interno. Le coperture sono costituite da lastre di calcarenite o blocchi calcarei.

Iscrizioni

Trascrizione

Una tomba della cappella addossata al perimetrale S della basilica ha restituito una fibula con iscrizione (+Lupu biba in) diffusa fra VI e VII in Italia meridionale. Nella tomba I del settore NE è stata individuata un’epigrafe di età romana, riutilizzata come soglia. L’epigrafe è [---A(ulus)] Gab(inius) Syn[tyche(?)---] / [---]us vilicus del[.---].

Datazione e giustificazion

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Interpretazione

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Informazioni sulla pubblicazione

Data dicembre 3, 2015
Autore scheda informatica Angelo Cardone Scheda Personale
Autore scheda cartacea Angelo Cardone
Stato di avanzamento della scheda 1. In corso di compilazione
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