STENICO (TN), S. Martino in castro

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Dati

Topografia

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Nazione Italia
Regione Trentino-Alto Adige
Provincia Trento
Comune Stenico
C.A.P. 38070
Indirizzo/Località
Toponimo
Proprietario
Vincoli
Riferimenti cartografici
Particella catastale
Latitudine 46.050967
Longitudine 10.852022
Altitudine


Fonti storiche e identificazione

Fonti storico-epigrafiche

Negli atti della Visitatio Clesiana del 1537 la cappella è menzionata esplicitamente distinta dalla chiesa ubicata in paese (Sancti Vigilii in Stenico et, in castro, Sancti Martini). Della sua presenza riferiscono anche documenti antecedenti, senza riferirne tuttavia l’intitolazione.

Fonti archeologiche

Verifiche archeologiche negli anni '90: Cavada 1996; Ciurletti 2001, pp. 172-173; Ciurletti 2003; Ciurletti et al. 2003, p. 386

Bibliografia

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Conservazione

In alzato

Intitolazione attuale

S. Martino

Intitolazione storica

S. Martino

Diocesi attuale

Trento


Contesto Insediativo

Descrizione

Il complesso fortificato di Stenico occupa l’intera spianata sommitale di un dosso roccioso a controllo della strada di valico che dalle Giudicarie portava alla val Rendena (Rapanà 2010) e che, secondo la tradizione agiografica riferita nella Passio S.cti Vigilii martiris, sarebbe stata percorsa dal santo vescovo proveniente da Trento (Verrando 2000).

Abitato contemporaneo

Le testimonianze altomedievali più prossime al castello sono esterne: si tratta di sepolture a inumazione (alcune con corredo) rinvenute in corrispondenza di uno dei ripiani terrazzati (loc. “Ai Ronchi”) che caratterizzano il versante sud-orientale del dosso (Brogiolo, Cavada, Colecchia 2004, p. 514, nota 27).


Funzione

Funzione dell'edificio

Funeraria, poi non specificata

Complessi architettonici

Inglobata in un castello

Galleria di immagini

Informazioni generali

Descrizione La chiesa di S. Martino si trova all'interno del castello di Stenico. Le indagini archeologiche hanno permesso di ricostruire una sequenza di tre periodi. Il primo (V secolo?) è relativo a una chiesa di piccole dimensioni e forma rettangolare. Nel secondo periodo la chiesa viene decorata con arredo scultoreo, datato all'VIII-IX secolo. Il terzo periodo si colloca stratigraficamente tra la datazione del secondo e il XII secolo. Al XIII secolo risalgono invece gli affreschi. La cappella subì ulteriori modifiche e interventi nei secoli XIII-XV. Al Quattrocento risalgono altri dipinti. Interventi minori si succedettero negli anni seguenti, finché la cappella fu ridotta ad ambiente di deposito e magazzino.

Articolazione in sequenze

Sequenza I

Periodo I
EmptyData.png Architettura

Tipologia planimetrica

A navata unica con abside non sporgente (quadrangolare con lati non perfettamente simmetrici). EmptyData.png

Dimensioni

5 x 3,3 m (interne) EmptyData.png

Articolazione e annessi

L’accesso si apriva nel perimetrale W ed era raccordato all’esterno forse da una breve rampa gradonata (Cavada 1996, p. 24; Cavada 2005, pp. 895-896). EmptyData.png

Materiali e tecniche costruttive

Tipologia di intervento

Lastre di scaglia rossa poggiate su un letto di terra e malta, a una quota media di m -2,40 rispetto all’attuale soglia d’ingresso alla cappella.

Tecnica muraria

Pietre di cava locale, sbozzate e poste in opera con una malta di calce povera (spessore medio m 0,50) EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png

Installazioni liturgiche

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Sepolture

Posizione e relazione con l'edificio

In prossimità dell’angolo S-W esterno la struttura era affiancata da una tomba (m 1,80 x 0,40), scavata nella roccia.

Strutture

La tomba era internamente intonacata e rivestita da uno strato di malta di calce, molto compatta. In parte obliterata dalle fondazioni del perimetrale S della chiesa del II Periodo.

Iscrizioni

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Datazione e giustificazion

Datazione e giustificazione

Confronti con altri oratori simili eretti a partire dal V secolo fino alla tarda età longobarda.


Sequenza II

Periodo II
EmptyData.png Architettura

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Materiali e tecniche costruttive

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Installazioni liturgiche

Altare

Mensa di un altare a pilastrino centrale rinvenuta negli anni Sessanta del Novecento EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png

Recinzioni

Appartengono a questa fase tre lastre, di due frammenti di pilastrini, di un frammento di archetto di pergula e di altri quattro piccoli frammenti (gli ultimi recuperati in occasione degli scavi nei livelli di distruzione del primo edificio), tutti in calcare oolitico, noti già dall'Ottocento e databili all'VIII/IX secolo (Da Lisca 1900; Cecchelli 1928, pp. 201-204). EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png

Sepolture

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Iscrizioni

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Datazione e giustificazion

Datazione e giustificazione

VIII-IX secolo per la datazione dell'arredo scultoreo.


Sequenza III

Periodo III
EmptyData.png Architettura

Tipologia planimetrica

Natava unica con abside sporgente EmptyData.png

Dimensioni

8 x 4,7 m

Orientamento

E-W EmptyData.png EmptyData.png

Materiali e tecniche costruttive

Tipologia di intervento

Ricostruzione

Tecnica muraria

Masselli sbozzati e lisciati, disposti in filari orizzontali e legati da malta stilata, secondo una tecnica che trova confronti nelle parti più antiche delle chiese di S. Giorgio a Dorsino e di S. Lorenzo nell’alto Banale

Livelli d'uso e pavimenti

Pavimenti in lastre di pietra calcarea, stese su un piano a quota media di m –2,00 rispetto all’attuale soglia.

Altri elementi strutturali e architettonici

Quattro piccole monofore: le due che affacciano a S, sul cortile interno del castello, hanno doppia strombatura; quelle aperte nel lato opposto, verso N, sono in realtà poco più che feritoie.

Decorazioni applicate alle murature e alla costruzione

Le pareti erano interamente coperte da un esteso ciclo di affreschi, nascosti fino alla fine degli anni ottanta del Novecento (1988-1989) da una spessa controparete in muratura addossata ai prospetti interni. Sulla parete settentrionale, dove sono meglio conservati, nel primo registro compaiono scene evangeliche (L’Annunciazione, La Natività, La Crocifissione) e nel secondo una teoria di santi (Fogliardi 1996).

Installazioni liturgiche

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Sepolture

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Iscrizioni

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Datazione e giustificazion

Datazione e giustificazione

Tra X e XII secolo



Interpretazione

Datazione e giustificazione critica

I fase: per la presenza della tomba, i resti murari rinvenuti sono stati interpretati come la parte superstite di un piccolo oratorio privato (Cavada 1996; Cavada 2007, p. 249), secondo forme che trovano confronti in edifici eretti con questo scopo a partire dal V secolo e fino alla tarda età longobarda (Brogiolo 2002, pp. 9-10).

II fase: VIII-IX secolo per datazione stilistica dell'arredo scultoreo.

III fase: terminus post quem per la fabbrica è dato dai pezzi scultorei altomedievali recuperati nei livelli di distruzione dell’edificio precedente; un termine cronologico ante quem deriva, invece, da un denaro crociato veronese (coniato fra il 1185 e il 1250) recuperato nello strato di calpestio, che separa i livelli di demolizione dalla posa dei pavimenti della chiesa del III periodo (Cavada 1996, p. 30). Una datazione radiometrica che fornisce un riferimento attorno al 1225/1298 è stata ottenuta sottoponendo ad analisi un frammento di legno rinvenuto nello strato di demolizione (Cavada 1996, p. 24). EmptyData.png

Confronti

Per la chiesa di I Periodo significative sono, in proposito, le somiglianze con castel Drena dove, in adiacenza alla chiesa di S. Martino qui eretta, è stata identificata una tomba plurima privilegiata, addossata esternamente al fianco meridionale dell’edificio di culto e utilizzata per la sepoltura di più individui che, secondo i risultati dell’esame morfologico e antropologico, appartenevano ad un medesimo gruppo familiare. Sull’identificazione di una committenza privata, che incentivò la fondazione dell’oratorio di Stenico, concordano Gianni Ciurletti e Paola Porta, che tuttavia operano una distinzione con l’edificio di castel Drena, la cui costruzione sarebbe stata promossa non da privati, ma da una comunità locale (Ciurletti, Porta 2007, p. 570).


Altre Informazioni

Osservazioni

La scelta di san Biagio, vescovo e martire di Sebaste in Armenia, è significativa; nella diocesi trentina, a partire dalla metà del XII secolo, il culto di s. Biagio, cui è dedicata la stessa cappella del palatium episcopatus (1071) presso la cattedrale di Trento, è, infatti, simbolicamente legato al potere del principe vescovo e si riscontra nei centri amministrativi vescovili che erano generalmente caratterizzati dalla fondazione di castelli (Rogger 1992). Gli affreschi sono opera probabile di due distinti maestri, entrambi provenienti dall’ambito tedesco, che si ritiene abbiano lavorato nella cappella fra il 1221 e il 1238 (Fogliardi 1996; Stampfer 2008, pp. 237-239). EmptyData.png


Informazioni sulla pubblicazione

Data 2020/01/31
Autore scheda informatica Careuser Scheda Personale
Autore scheda cartacea Annalisa Colecchia
Stato di avanzamento della scheda 5. Scheda Verificata
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