SAN LORENZO IN BANALE (TN), S. Lorenzo

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Dati

Topografia

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Nazione Italia
Regione Trentino-Alto Adige
Provincia Trento
Comune San Lorenzo in Banale
C.A.P. 38078
Indirizzo/Località Fraz. Prato
Toponimo
Proprietario
Vincoli
Riferimenti cartografici
Particella catastale
Latitudine 46.076231
Longitudine 10.908635
Altitudine


Fonti storiche e identificazione

Fonti storico-epigrafiche

La prima attestazione dell’edificio si trova nell’urbario dell’episcopato tridentino del 1387 (Cessi 1957, p. 141) e precede quella del 1534 resa dall’urbario di castel Stenico, che segnala la presenza anche del cimitero (Morizzo 1910, p. 228; Curzel 2005, p. 120).

Fonti archeologiche

Sondaggi sono stati condotti nel 1998 e 2003 in occasione di restauri.

Bibliografia

E. BOSETTI, Dal sacro al profano: trasformazioni, uso e recupero dell’edificio, in E. CAVADA (a cura di), Pietre e memoria. Archeologia, architettura, storia e arte di una chiesa medievale alpina, Trento 2005, pp. 139-151.

G.P. BROGIOLO, E. CAVADA, A. COLECCHIA, L’aerofotointerpretazione come strumento di lettura del paesaggio antico: possibilità applicative in area alpina. L’esperienza nelle Giudicarie, in M. DE VOS (a cura di), Archeologia e territorio. Metodi, materiali, prospettive. Medjerda e Adige: due territori a confronto, Trento 2004, pp. 511-546.

E. CAVADA, Prima della chiesa. evidenze di un luogo abitato alpino al passaggio dall’età romana all’alto Medioevo, in E. CAVADA (a cura di), Pietre e memoria. Archeologia, architettura, storia e arte di una chiesa medievale alpina, Trento 2005, pp. 9-49.

E. CAVADA, M. CORTELLETTI, L’edificio medievale: tecniche costruttive e maestranze, in E. CAVADA (a cura di), Pietre e memoria. Archeologia, architettura, storia e arte di una chiesa medievale alpina, Trento 2005, pp. 61-82.

R. CESSI, L’urbario tridentino del 1387, in Studi e ricerche storiche sulla regione tridentina, II, Padova 1957, pp. 5-146.

G. CRISTOFORETTI, La visita pastorale del cardinale Bernardo Clesio alla diocesi di Trento 1537-1538, Bologna 1989.

E. CURZEL, Dal pulchrum templum alla parrocchia di San Lorenzo. Una comunità trentina e la sua chiesa, in E. CAVADA (a cura di), Pietre e memoria. Archeologia, architettura, storia e arte di una chiesa medievale alpina, Trento 2005, pp. 115-137.

G. GENTILINI, Da una lettura storico-artistica ad una lettura stratigrafica del costruito: la sequenza edilizia in sintesi, E. CAVADA (a cura di), Pietre e memoria. Archeologia, architettura, storia e arte di una chiesa medievale alpina, Trento 2005, pp. 51-60.

G. MASTRELLI ANZILLOTTI, Toponomastica trentina: i nomi delle località abitate, Trento 2003.

M. MORIZZO, L’urbario del castello di Stenico o sia delle Giudicarie, “Archivio Trentino”, 25 (1910-1911), pp. 220-246; 26, pp. 201-233.

H. STAMPFER, San Lorenzo in Banale, in H. STAMPFER, T. STEPPAN (a cura di), Affreschi romanici in Tirolo e Trentino, Milano 2008, pp. 239-240.

C. STROCCHI, Testimonianze pittoriche, in E. CAVADA (a cura di), Pietre e memoria. Archeologia, architettura, storia e arte di una chiesa medievale alpina, Trento 2005, pp. 83-104.

Conservazione

In alzato (fase cinquecentesca)

Intitolazione attuale

S. Lorenzo

Intitolazione storica

S. Lorenzo

Diocesi attuale

Trento


Contesto Insediativo

Descrizione

L’edificio sorge nel settore meridionale del centro di San Lorenzo e più propriamente nell’area di Prato, nominata a partire dall’anno 1221 (de pratto; Mastrelli Anzillotti 2003, p. 171) come una delle sette ville dell’alto Banale che facevano riferimento a Castel Mani e alla pieve di Tavodo.

Strutture precedenti

L’intervento archeologico ha documentato una sequenza che ha inizio con opere di terrazzamento del versante, funzionali alla creazione di superfici piane, dapprima destinate a coltura e successivamente occupate da spazi di natura abitativa e artigianale. La seconda fase, attribuita al V-VI secolo, si caratterizza per la costruzione di murature legate da abbondante malta, che delimitano un settore di circa 80 mq interpretato come lo spazio attiguo (o la parte centrale scoperta) di un fabbricato, probabilmente un’azienda rustica (Cavada 2005). Alla fase tardoantica segue un periodo di abbandono. Nell’area, interamente livellata, viene quindi costruito l’edificio di culto, che sfrutta come sostegno per le fondazioni parte delle mura antiche (Cavada 2005, p. 44).


Funzione

Funzione dell'edificio

Funeraria (?)

Descrizione

Gli scavi archeologici hanno portato alla luce, relativa alla prima fase, una tomba in cassa all'interno della navata. Sconsacrato e alienato nel 1910 l’immobile ha preservato nella forma architettonica, pur assolvendo nel corso del XX secolo a diverse funzioni: mulino, panificio, farmacia, esercizio commerciale, magazzino. Un recupero rispettoso della sua stratificata struttura architettonica e dei suoi stratificati contenuti materiali, lo ha restituito alla comunità con funzione di sala pubblica (Bosetti 2005).

Galleria di immagini

Informazioni generali

Descrizione Alcuni sondaggi archeologici hanno permesso di ricostruire una sequenza composta di due fasi, la prima delle quali databile all'XI (o XII) secolo, quando la chiesa aveva forse funzione di oratorio funerario. In una seconda fase, databile al XIII secolo, la chiesa viene affrescata. Nel corso del secolo XVI l’edificio fu sottoposto a un radicale rinnovamento strutturale e architettonico. Gli interventi consistettero nell’ampliamento in lunghezza fino a circa 27 m e nella realizzazione di una nuova area presbiteriale, chiusa a E da un’abside poligonale. Le pareti interne furono intonacate e decorate da cicli pittorici, che si affiancarono a quelli duecenteschi e quattrocenteschi (Strocchi 2005, pp. 90-91). L’area ad W del nuovo edificio venne adibita a cimitero comunitario. I lavori si conclusero presumibilmente nel 1536, data scritta sulla chiave di volta dell’abside. Nel medesimo periodo il campanile fu sopraelevato e dotato di una cella campanaria con quattro bifore, i cui archetti sono sostenuti da colonnine centrali con capitello a stampella. La lanterna ottagonale, di gusto rinascimentale, e la copertura a cuspide di ispirazione nordica sono, invece, di epoche diverse. Ulteriori interventi, con la costruzione di una sagrestia e la ricostruzione della facciata, si datano a metà Ottocento.

Articolazione in sequenze

Sequenza I

Periodo I
EmptyData.png Architettura

Tipologia planimetrica

A navata unica, senza absice o con un elemento absidato contenuto nello spessore della muratura stessa (Gentilini 2005, p. 55). Pseudo-rettangolare. EmptyData.png

Dimensioni

9 x 18 m (esterne)

Orientamento

E-W

Articolazione e annessi

Alla chiesa si accedeva con una scala sul lato S. Il campanile originario, a pianta quadrata (lati di m 2,5; spessore murario medio di m 0,6) si conserva per un’altezza di m 12. EmptyData.png

Materiali e tecniche costruttive

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Tecnica muraria

I paramenti murari sono realizzati con masselli prevalentemente sbozzati di medie dimensioni (cm 13/15 x 10/18), disposti in corsi sub-orizzontali regolari e legati da abbondante malta; i giunti sono rifluenti (Cavada, Cortelletti 2005, p. 69). Ad eccezione di pochi elementi in tufo, risulta esclusivo l’uso di pietre calcaree provenienti da affioramenti locali (calcare ammonitico rosso/rosato, calcare grigio e biancone) ed emerge la ricerca della policromia. EmptyData.png

Altri elementi strutturali e architettonici

In ognuno dei prospetti laterali della chiesa si apre una coppia di monofore a doppia strombatura: tre hanno coronamento a tutto sesto; la quarta è definita da un architrave piatto orizzontale e trova confronti nelle due monofore della facciata di S. Giorgio a Dorsino. Sul prospetto interno S sono ancora parzialmente leggibili la riquadratura di un portale con arco a tutto sesto e, nel settore più orientale della muratura, quella di una porta con architrave piatto. EmptyData.png

Installazioni liturgiche

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Sepolture

Posizione e relazione con l'edificio

Al centro della navata gli scavi hanno messo in luce una tomba

Strutture

Tomba a cassa con profilo antropoide, orientata E-W. La tomba, violata in antico, è parzialmente distrutta sul lato W. Priva di copertura, misura esternamente m 2,30 x 1,10 e presenta un profilo interno ad andamento antropomorfo (m 1,90 x 0,50) con pareti definite da muratura che impiega pietre parzialmente lavorate e coperte da intonaco a malta (Cavada 2005, p. 44).

Iscrizioni

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Datazione e giustificazion

Datazione e giustificazione

XI secolo (massimo XII) per le caratteristiche delle apparecchiature murarie e sulle tipologie degli elementi architettonici (Cavada, Cortelletti 2005).


Sequenza II

Periodo II
EmptyData.png Architettura

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Materiali e tecniche costruttive

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Decorazioni applicate alle murature e alla costruzione

L’interno della chiesa viene decorato da affreschi I lacerti conservati rivestono parte della parete meridionale e un ampio tratto di quella settentrionale, dove sono raffigurati, all’interno di un rettangolo bianco, i Tre patriarchi; sul prospetto opposto permane un Ingresso di Gesù a Gerusalemme. L’articolazione compositiva degli uni e degli altri trova confronti puntuali in contesti veronesi dei primi decenni del XIII secolo e comunque entro la sua metà (Strocchi 2005, pp. 91-95; Stampfer 2008); è stato proposto, quindi, di identificare gli autori dei dipinti in “frescanti veneti, molto probabilmente veronesi, anche se non sappiamo se siano giunti nelle Giudicarie in modo casuale o su chiamata diretta” (Strocchi 2005, p. 103).

Installazioni liturgiche

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Sepolture

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Iscrizioni

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Datazione e giustificazion

Datazione e giustificazione

XIII secolo (su base stilistica)



Interpretazione

Datazione e giustificazione critica

I fase: XI (massimo XII) secolo.

II fase: XIII secolo (datazione degli affreschi su base stilistica). EmptyData.png

Confronti

La prima fase trova numerosi confronti tipologici investono non solo chiese giudicariesi pienamente romaniche (S. Giorgio a Dorsino, S. Maria a Tavodo, S. Martino di Castel Stenico, S. Lorenzo a Vigo Lomaso, il campanile della pieve di S. Eleuterio nel Bleggio), ma anche edifici di area gardesana e bresciana databili tra la fine dell’XI ed il XII secolo (S. Maria a Pieve di Tremosine, S. Michele di Tremosine, S. Pietro di Tignale, S. Giorgio in Varolo, S. Giacomo di Calì a Gargnano, S. Andrea a Maderno); permettono, quindi, di ipotizzare l’intervento di maestranze di tradizione lombarda.


Altre Informazioni

Osservazioni

La proposta di attribuire all’edificio un’originaria funzione funeraria in relazione alla sepoltura privilegiata di un personaggio influente destinatario della tomba centrale (fondatore ?), può essere prudentemente assunta come ipotesi di lavoro, in considerazione della pianta, che richiama gli oratori funerari altomedievali. EmptyData.png


Informazioni sulla pubblicazione

Data 2020/01/30
Autore scheda informatica Careuser Scheda Personale
Autore scheda cartacea Enrico Cavada, Annalisa Colecchia
Stato di avanzamento della scheda 5. Scheda Verificata
Affidabilità della scheda {{#paper_quality:1. Affidabile}}