ATRIPALDA (AV), Specus Martyrum

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Dati

Topografia

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Nazione Italia
Regione Campania
Provincia Avellino
Comune Atripalda
C.A.P. 83042
Indirizzo/Località Piazza Tempio Maggiore
Toponimo
Proprietario
Vincoli
Riferimenti cartografici
Particella catastale Atripalda, foglio 2, particella F
Latitudine 40°55'10.20"N
Longitudine 14°50'4.92"E
Altitudine


Fonti storiche e identificazione

Fonti storico-epigrafiche

Epigrafe di VI secolo d.C., ora visibile sulla tomba del levita Romolo, prima menzione dello Specus Martyrum, “…ANTE S//PECVM MARTYRUM…”, (CIL X, 1195)

Epigrafe di VI secolo d.C., presente sulla lapide di Sant’Ippolisto (CIL X, 1194)

Bibliografia

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CIL, X = Corpus Inscriptiones Latinarum, vol. X, Inscriptiones Bruttiorum Lucaniae, Campaniae, Siciliae, Sardiniae latinae, (a cura di) T. Mommsen, Berlino 1963.

Conservazione

interamente in alzato

Intitolazione attuale

Specus Martyrum (VI sec.)

Intitolazione storica

Specus Martyrum

Diocesi attuale

Avelllino

Diocesi storica

Avelllino


Contesto Insediativo

Descrizione

lo Specus Martyrum, inglobato nella chiesa di Sant’Ippolisto, si trova nel pieno centro storico del comune di Atripalda, sulla riva destra del fiume Sabato. Vi si accede dall’interno della chiesa dedicata al martire antiocheno, edificata tra X ed XI secolo. A poche decine di metri di distanza sono venuti alla luce i resti della basilica paleocristiana di Capo La Torre. La zona è stata quasi completamente ricostruita dopo il sisma del 1980, pur conservando nelle linee generali, l’assetto assunto nei secoli precedenti.

Strutture precedenti

tracce di un primo insediamento nella zona, databile alla tarda età del bronzo (XIII-X secolo a.C.), sono venute alla luce sulla collina della Civita, alla sinistra del fiume Sabato. In tale area si formò, in età sannitica (V-III secolo a.C.) un piccolo abitato, poi fortificato da un circuito murario in opera quadrata, di cui è stato localizzato un tratto, lungo solo pochi metri nell’area prossima al settore Nord delle mura di età tardo-repubblicana (I secolo a.C.). Durante la guerra sociale Silla, con molta probabilità, occupò, senza distruzioni, il primitivo centro deducendovi una colonia per i suoi veterani. Altri contigenti coloniali, composti per lo più da legionari romani, furono dedotti da Ottaviano Augusto. Dallo stesso imperatore Abellinum fu annessa alla Regio II, l’Apulia, alla quale la città era legata economicamente. In età imperiale il centro portava il titolo di Colonia Veneria Livia Augusta Alexandriana Abellinatium. Nel IV secolo la città passò sotto la giurisdizione del Vicarius Urbis Romae ed nel V secolo divenne sede di diocesi. Il centro si spopolò a causa della profonda crisi economica che lo investì tra III e IV secolo d.C., accentuata da terremoti, eruzioni vulcaniche e dall’opera devastatrice della guerra greco-gotica. La basilica, datata al IV secolo, è stata, insieme al vicino Specus Martyrum, il fulcro della cristianità dell’antica Abellinum, come dimostrano i livelli di sepolture sottostanti al piano di calpestio interno della chiesa.

Abitato contemporaneo

l’abitato di Abellinum decadde, quasi fino a scomparire del tutto, in seguito alla peste del 565 d.C. La conquista longobarda del 571 comportò la nascita di nuovi nuclei urbani tra VIII e IX secolo: l’attuale Avellino, sulla collina La Terra, e l’odierna Atripalda, sulla riva destra del Sabato, intorno al castello del Monte de Truppoaldo. Gli scavi della basilica paleocristiana hanno evidenziato il suo abbandono del corso del VI secolo, per ragioni ancora da accertare, e l’edificazione, riutilizzando in parte le strutture preesistenti, di un secondo edificio di culto, dall’orientamento opposto, databile all’altomedioevo, probabilmente caduto in disuso nel corso del X secolo e sostituito della chiesa di Sant’Ippolisto. Alle sue falde si trova lo Specus Martyrum, menzionato per la prima volta in un’epigrafe di VI secolo, ed inglobato, tra X e XI secolo, dalla chiesa di Sant’Ippolisto.


Funzione

Funzione dell'edificio

Funeraria

Descrizione

ipogeo cimiteriale

Galleria di immagini

Informazioni generali

Descrizione Fino al mille: non ci sono informazioni sulla struttura dell’ipogeo prima dell’anno mille, sebbene è possibile che il suo assetto fosse quello descritto dal vescovo Ruggiero nel XIII secolo, completamente cancellato dai lavori dei secoli successivi.

Dopo il mille: dalle Lectiones del vescovo di Abellinum Ruggiero (1215-1242), riportate da Bella Bona del XVII secolo, sappiamo che le spoglie del santo martire furono ospitate in una cavità naturale ubicata del fondo del senatore Massimiano. Il luogo di culto diventò, in breve tempo, uno dei cardini della cristianità del territorio, tanto che ben presto se ne rese necessaria una ristrutturazione e nel X secolo fu inglobato della chiesa di Sant’Ippolisto. La descrizione dell’ambiente fatta da Ruggiero ci informa ull’assetto del luogo di culto nella prima metà del XIII secolo, ed è possibile che rispecchiasse l’assetto originario dell’ambiente. Alla cripta si accedeva percorrendo undici scalini che conducevano nel primo vano ipogeo. Lungo la scalinata era presente una teoria di venti figure di martiri intorno ad un Cristo centrale. Le immagini erano accompagnate da didascalie con i nomi dei personaggi e brevi cenni sulla loro vita. Da questo primo ambiente, scendono ulteriori sei gradini si entrava in un secondo vano, dalla volta arcuata e con pavimento a mosaico. Sulle pareti erano presenti, infine, cinque sepolture sulla destra ed otto sulla sinistra. Lo Specus e la chiesa vennero ristrutturati, per la prima volta, nel 1422, per volere del Capitolo della Cattedrale di Avellino, che ne deteneva il patronato. Il primo ampliamento della struttura, invece, si data al 1588 e comportò una totale alterazione dell’impianto originario: la pianta absidata venne sostituita da una quadrangolare allungata, si modificò l’accesso principale e venne innalzato un pilastro di sostegno in corrispondenza del sepolcro di San Sabino, le cui spoglie vennero, pertanto, traslate. Nel 1612 la ristrutturazione venne completata ed i resti del santo ricondotti nell’antico sito. Durante i lavori non solo venne ingrandita la cripta, ma anche distrutta l’antica scalinata, lungo le cui pareti si trovata la teoria dei martiri, e costruita una seconda scala di accesso all’ipogeo. Nel 1629, il vescovo Giustiniani, in seguito ad una visita allo Specus, ne progettò una radicale modifica con la creazione di due “ali” verso Nord, in una delle quali, nel 1633, venne inserito un altare per ospitare le cassette contenti i resti degli altri martiri. Nel 1635 il crollo della volta della cripta causò uno sprofondamento della tribuna della chiesa superiore. Nel 1728 venne creata la cappella del tesoro, nei pressi dell’altare delle Cassette. Il pavimento mosaicato originario, in parte ancora salvo, perché collocato nei pressi del sepolcro di San Romolo, andò distrutto nel 1890, quando iniziarono i lavori di ristrutturazione finanziati dal barone Di Donato, sotto la guida dell’archeologo Galante. Lo Specus attuale, pertanto, si presenta in tale veste Ottocentesca, avendo completamente perso ogni traccia della struttura originaria. L’area fu comunque sempre interessata da un complesso a carattere cimiteriale, in essa si concentrarono ulteriori sepolture e strutture murarie, come testimonia il piccolo ipogeo a pianta rettangolare al quale si accede dal lato orientale della cripta, coperto con volta a botte con serie di arcosoli sui lati lunghi. Durante i lavori effettuati dalla Soprintendenza per i B.A.A.A.S. delle province di Salerno ed Avellino, in seguito al sisma del 1980, sono emerse, dietro la parete della cripta, sepolture a cassa di tegole molto simili a quelle venute alla luce durante lo scavo della basilica cimiteriale in località Capo La Torre.

Articolazione in sequenze

Sequenza I

Periodo I
EmptyData.png Architettura

Tipologia planimetrica

Pianta Longitudinale EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png EmptyData.png

Alzati

porte, finestre

Materiali e tecniche costruttive

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Tecnica muraria

tecnica mista EmptyData.png EmptyData.png

Decorazioni applicate alle murature e alla costruzione

affresco con Cristo benedicente, datato agli inizi del XIV secolo. La figura seduta in trono è racchiusa in una mandorla sorretta da due angeli, ed è collocata sulla parete di un arcosolio trasformato in catino absidale. Si tratta, probabilmente, di un rifacimento del Cristo descritto dal vescovo Ruggiero nel secolo precedente

Installazioni liturgiche

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Sepolture

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Iscrizioni

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Datazione e giustificazion

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Interpretazione

Datazione e giustificazione critica

assoluta (14C, testi, iscrizioni): VI secolo d.C.

Interpretazione

1. funzione (rispetto alla proprietà e alla committenza): chiesa 2. parte di un complesso di edifici con più luoghi di culto: inglobato dalla chiesa di Sant’Ippolisto

Confronti

Basilica paleocristiana Capo La Torre, Atripalda Chiesa di Sant’Ippolisto, Atripalda. Chiesa di San Giovanni, Atripalda Chiesa Santa Maria ad Arci, Atripalda



Informazioni sulla pubblicazione

Data gennaio 26, 2015
Autore scheda informatica Federico Marazzi Scheda Personale
Autore scheda cartacea Consuelo Capolupo
Stato di avanzamento della scheda 3. In corso di rilettura
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