ARSAGO SEPRIO (VA), S. Vittore
Dati
Topografia{{#display_map:45.687539,8.729452|width=400|height=300|service=osm|zoom=18}} | |
Nazione | Italia |
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Regione | Lombardia |
Provincia | Varese |
Comune | Arsago Seprio |
C.A.P. | 21010 |
Indirizzo/Località | Via Martignoni |
Toponimo | |
Proprietario | |
Vincoli | |
Riferimenti cartografici | CTR: A5c2, X 1.479.500, Y 5.059.609, X 1.478.861, Y 5.059.456 |
Particella catastale | 1722, foglio 18 |
Latitudine | 45.687539 |
Longitudine | 8.729452 |
Altitudine |
Fonti storiche e identificazione
Fonti storico-epigrafiche
Nel XIII secolo si ricorda Arzago ecclesia sancti Victoris (L.N., col. 393C) e per ricordarne la magnificenza si ribadisce che il Prepositus di Artiago habet in ecclesiis XXXVIII, altaria XLV (L.N. col. 411B).
V. anche:
F. BOMBOGNINI, Antiquario della Diocesi di Milano, Milano, 1828.
F. CAMPANA, Monumenta Somae locorumque circumjacentium, Mediolani, MDCCLXXXIV, p. LXX.
Fonti archeologiche
I saggi archeologici, dettati dall’urgenza per il restauro dell’edificio (1990/91), hanno interessato la zona esterna all’abside e al perimetrale Sud dell’attuale fabbricato (A) e hanno messo in luce l’abside di un edificio tardoromano, probabilmente relativo alla prima chiesa, e al suo esterno alcune sepolture orientate. Un secondo saggio (B) ha evidenziato murature e una sepoltura orientata E/W, che taglia uno strato contenente concotto e frammenti di ceramica tardoromana, relativi ad una fase insediativa dell’area precedente la costruzione della prima chiesa.
Bibliografia
A. CASTIGLIONI, V. MARIOTTI, Arsago Seprio (VA). Conservazione della chiesa. Lo scavo, NSAL 1991, pp. 130-133.
P.M. DE MARCHI, Il territorio della giudicaria del Seprio in età longobarda: le fonti archivistiche e i ritrovamenti archeologici, in I luoghi del Patrimonio, a cura di C. Morando, Milano 2000, pp. 45-84.
P.M. DE MARCHI, Una lastra funeraria crucifera da Castelseprio alle Civiche Raccolte d’Arte di Milano, in "Quaderni del Castello Sforzesco", n. 3° (2005), pp. 11-24
V. MARIOTTI, Nuovi scavi in edifici religiosi dell’area varesina, in Atti del VII Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Cassino, 20-24 settembre 1993.
V. MARIOTTI, Arsago Seprio (VA). Basilica di San Vittore, NSAL 1994, pp. 182-183.
V. MARIOTTI, P.M. DE MARCHI, L. MIAZZO, La necropoli longobarda di Arsago Seprio, in "Archeologia Medievale" (2004), pp. 101-168.
E. PINNA, G. SORDI, C. GUIZZETTI, Il complesso romanico di Arsago Seprio: ricostruzione critica dei restauri ottocenteschi, in Tracce, anno IX, n. 2, aprile 1988.
Somma Lombardo. La ricerca archeologica come contributo alla storia del territorio (cat. Mostra 20 aprile-5 maggio 1985, Chiesa di San Vito, Somma Lombardo), s.l.e. 1985.
M. DE TOMMASI, La pieve di Arsago Seprio in un rilievo mediante la fotogrammetria digitale, in Tracce, anno XVII, n. 9, gennaio febbraio 1997, pp. 23-33.
Intitolazione attuale
S. Vittore
Diocesi attuale
Milano
Contesto Insediativo
Descrizione
Arsago Seprio, inglobato nell’area del Parco Regionale del Ticino, si colloca nell’alta pianura padana occidentale, una fascia di transizione dalla pianura irrigua e quella asciutta, che sfiora l’incresparsi della prima fascia delle colline moreniche e ad occidente si collega con i terrazzamenti fluviali del fiume Ticino. E’ facilmente raggiungibile da Milano, alla quale è storicamente collegato. Arsago Seprio è uno degli abitati archeologicamente più rilevanti del territorio della provincia di Varese. La continuità insediativa risale alla preistoria e alla protostoria. L’età romana è ampiamente documentata sia dalla presenza di necropoli, di epigrafi funerarie e di are votive, spesso reimpiegate nelle murature degli edifici altomedievali e romanici (battistero, campanile di S. Vittore) e nelle strutture funerarie della necropoli longobarda, da resti di insediamento con edifici pubblici d’età imperiale (cfr. capitelli forse di età giulio-claudia riutilizzati all’interno di S. Vittore). La necropoli famigliare d’ambito longobardo, con 26 sepolture scavate, attesta la presenza tra fine VI e la prima metà del VII secolo di una nobiltà rurale di cultura longobarda ben integrata nei circuiti economici e culturali del regno, come indicano alcuni manufatti di imitazione bizantina. Una copertura di sarcofago decorata ad altorilievo con croci astili a più bracci di VI/VII secolo, con molta probabilità provenienti dall’area della chiesa di S. Vittore, conferma le relazioni con Castelseprio e Castelnovate, centri fortificati posti rispettivamente il primo a controllo della valle dell’Olona e il secondo del corso del fiume Ticino, in collegamento col castrum di Pombia posto sulla sponda piemontese del fiume. In questo questo asse fortificato Arsago occupa una posizione centrale rispetto alla rete viaria romana e agli itinerari venutisi a sedimentare nel tempo. E’ attraversato dalla via Milano/lago Maggiore, della quale sono stati scavati alcuni tratti tra Arsago e Somma Lombardo e dalla Bergamo/Como/Novara, con transito del Ticino a Vizzola presso Castelnovate. Percorsi vicinali la collegano a Casteleprio/Varese/Somma Lombardo, altre vie di collegamento percorrono le colline moreniche in direzione sia di Sumirago che di Castelnovate e uniscono Gallarate/Bettolino/località Rocca/oratorio dei ss.Cosma e Damiano/Ponte Laveggio. Arsago è, inoltre, centro religioso e probabile sede di mercato, è infatti un importante snodo viario. Questa centralità è evidente nella pianta (metà XVI secolo) che illustra le chiese dipendenti dalla pieve di Arsago. Il periodo di massimo splendore del borgo si ebbe nel IX/XI secolo con lo sviluppo degli Arnolfiani e poi della nobile famiglia dei de Arzago, come ricordano l’epigrafe funeraria di Arnolfo (IX secolo) (oggi conservata presso il Battistero di S. Giovanni, proveniente da S. Maria in Monticello), e il più tardo Breve de Sententia del 19 maggio 1148, steso alla presenza del console di Milano Gherardo, che giudica una controversia tra l’arciprete di s. Maria del Monte di Velate e Filippo di Arzago per il possesso di terre in Casciago, dal quale si deduce che i de Arzago avevano esteso il loro potere su molte terre del circondario.
Strutture precedenti
Insediamento tardoromano, con sepolture (area cimiteriale). Un secondo saggio (B), condotto nell’area di una sacrestia cinquecentesca, costruita lungo il lato meridionale e oggi abbattuta, hanno evidenziato muri e parte di una sepoltura orientata E/W che taglia una buca contenente concotto, limo carbonioso, frammenti di ceramica tardoromana, probabilmente relativi ad una fase insediativa dell’area precedente la costruzione della prima chiesa.
Funzione
Funzione dell'edificio
S. Vittore è capo pieve, la più antica dell’area tra Alto Varesotto e pianura, di un vasto territorio che segue le colline moreniche lungo l’asse S/W a N/E, da Castelnovate sul fiume Ticino a Sumirago.
Galleria di immagini
Informazioni generali
Descrizione | L’attuale basilica di S. Vittore, ritenuta la sede pievana più antica del territorio, con il prospiciente battistero costituiscono uno dei più rilevanti nuclei ecclesiali romanici del territorio del Seprio. La basilica, che si fa risalire al VIII/IX secolo, ha subito numerosi interventi edilizi che ne hanno alterato l’assetto originario. La pianta della ricostruzione preromanica è ad aula unica divisa in tre navate e triabsidata. Nelle murature esterne, specialmente nel perimetrale settentrionale e nel campanile, sono reimpiegati numerosi materiali di spoglio (epigrafi votive e funerarie), all’interno alcune le arcate si impostano su capitelli di età giulio-claudia. E’ ritenuta relativa all’edificio preromanico una fascia in cotto e pietra che decora esternamente l’abside maggiore. L’allineamento della chiesa e del battistero mostra un evidente disassamento, determinato dalla ricca stratigrafia insediativa dell’area. La chiesa più antica doveva essere pubblica e avere funzioni cimiteriali, che permarranno fino a tempi recenti. La ricca documentazione scritta rileva che nel 1455 (visita pastorale di Nicolò Amicano) la basilica è priva di porte, reliquie ed è sconsacrata. La canonica è in cattive condizioni e il cimitero non è recintato, ciononostante è salva l’osservanza dei riti. Leonetto Chiavone rileva a seguito della sua visita che la chiesa è antichissima (lunga braccia 30 e larga braccia 21). Nel 1570 Carlo Borromeo ricorda la presenza di un ambone vezzio fatto de prede quale occupava tutta la chiesa (demolito, ASDM, sez. X, Arsago, vol. VIII e XIV), in seguito si segnala poi che all’interno della chiesa si trovavano sette sepolcri che devono essere messi a norma (ASDM, sez. X, Arsago, Vol. I), delle quali tre relativi ad antiche famiglie arsaghesi, nel 1596 vennero aggiunte altre sepolture. Nel 1755 le sepolture sono nove e il pavimento è in calcina e sabbia, la relazione della Visita del Cardinale Pozzobonelli aggiunge inoltre che “…molti sono i sepolchri scavati in questa chiesa …”, uno di questi recava incise le lettere F Ω R…XO (ASDM, Sez. X, Arsago, vol. XVI). La funzione cimiteriale esterna e interna alla chiesa pievana è documentata, infine, dal ritrovamento, durante i restauri tardosettecenteschi, di un sepolcro “…ingenti superimposito lapide, insculptaque lapidi Cruce, protensis sursum, et deorsum brachiis, more veteri , incisisque litteris, quas tempus exederat…” (CAMPANA 1784), altro materiale epigrafico di età romana venne rinvenuto nel 1780 (BOMBOGNINI 1828). Le visite pastorali ricordano la presenza di depositi di alimenti nella basilica e affreschi “…Si sono levate le pitture quale erano sopra li muri dove alias era uno deposito…” (ADM, sez. X, Arsago, Vol. VIII). Dalla metà del ‘500 in poi si succedono numerosi interventi sulla basilica per la risistemazione degli spazi interni e delle finestre. Nel 1890 su progetto dell’arch. Colla vengono avviati i lavori di restauro, che coinvolgono sia le strutture murarie che la costruzione di una nuova copertura. Nel 1985 ai mette in opera una nuova copertura; è di pochi anni successivo l’intervento di risanamento condotto dall’arch. A. Castiglioni, soprattutto per eliminare l’umidità di risalita medinate il rifacimento del drenaggio perimetrale e la posa di una nuova pavimentazione. |
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Articolazione in sequenze
Sequenza I
Periodo I | |
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Architettura | |
Articolazione e annessiNell’area dell’abside sono emersi i muri di fondazione di una conca absidale, costituiti da blocchi squadrati di granito grigio con sporadici ciottoli fluviali, probabilmente relativa al più antico edificio di culto. | |
Materiali e tecniche costruttive | |
Tecnica murariaL’alzato dell'abside, conservato solo per due filari, è in blocchi di granito, ciottoli legati da malta biancastra tenace e zeppe in frammenti di laterizio, si distingue per la presenza di una risega di fondazione (larga cm 20/39). Livelli d'uso e pavimentiNell'area absidale lacerti di pavimentazione in cocciopesto rosato predisposto su una stesura di malta biancastra, forse relativo ad un piano di posa per lastre pavimentali in pietra Decorazioni applicate alle murature e alla costruzioneLa parete interna dei resti dell'abside conserva tracce di intonacatura. | |
Installazioni liturgiche | |
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Sepolture | |
Posizione e relazione con l'edificioAll’esterno dell’abside sono emerse sepolture orientate E/W, costruite in materiale disomogeneo (pietre squadrate di recupero, muretti in pietre e ciottoli legati con malta povera), non conservavano resti ossei o altro | |
Iscrizioni | |
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Datazione e giustificazion | |
Datazione e giustificazioneEpoca tardoantica altomedevale: copertura di sarcofago con croce (VI secolo), pilastrini. |
Sequenza II
Periodo II | |
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Architettura | |
OrientamentoDue murature forse riferibili ad ambienti di servizio. | |
Materiali e tecniche costruttive | |
Tecnica murariaPietre irregolari e in ciottoli di misura variabile legati con malta giallastra, e una risega di fondazione molto irregolare. | |
Installazioni liturgiche | |
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Sepolture | |
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Iscrizioni | |
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Datazione e giustificazion | |
Datazione e giustificazioneMurature tagliate dall’abside attuale e affiancate all’edificio tardoromano |
ELEMENTI DECONTESTUALIZZATI
Lista degli oggetti
Capitelli forse di età giulio-claudia riutilizzati all’interno di S. Vittore.
Probabilmente riferibile al primo periodo della chiesa la copertura di tomba con croce scolpita è forse da identificarsi con quella a croce astile complessa ora conservata presso il Civico Museo Archeologico, datata al VI/VII secolo d.C. (per cui DE MARCHI 2005).
Interpretazione
Datazione e giustificazione critica
Si distinguono 4 periodi:
I - prima basilica altomedievale (pilastrini), copertura di sarcofago con croce (VI secolo), epigrafe di Arnolfo (??), basilica protoromanica
II - due murature in pietre spaccate irregolarmente e ciottoli di varia misura, malta giallastra e risega di fondazione molto irregolare che sono tagliate dall’abside attuale e che affiancate all’edificio tardoromano, forse come ambienti di servizio di questo (?).
III - attuale basilica.
IV - murature della sacrestia cinquecentesca, abbattuta.
Altre Informazioni
Informazioni sulla pubblicazione
Data | 2020/08/09 |
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Autore scheda informatica | Careuser Scheda Personale |
Autore scheda cartacea | Marina De Marchi |
Stato di avanzamento della scheda | 4. Scheda non Verificata |
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